(Adnkronos) – Crescono e si moltiplicano le chat WhatsApp sul cellulare, da quelle di famiglia, a quelle di classe fino ai colleghi di lavoro e al tempo libero. Tanto che si fa fatica a stare dietro ai messaggi, agli audio e agli allegati che girano e ‘impallano’ il telefono. Difficile tenere il passo in tutti i gruppi e rispondere in tempo reale. “C’è una abitudine a usare WhatsApp che crea dipendenza, perché c’è bisogno di sentirsi in collegamento con gli altri e ognuno si crea una chat per ogni cosa. E’ chiaro che l’attenzione del nostro cervello non può reggere più di 10 chat o gruppi, perché producono giornalmente dai 10 ai 30 messaggi e a fine giornata si arrivano a contare centinaia di comunicazioni. Si va in tilt. Per non parlare delle note vocali che diventano lunghissime mentre dovrebbero essere al massimo di 30 secondi”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Enzo Di Frenna, fondatore di Netdipendenza Onlus, la prima associazione europea no profit che si occupa di prevenzione del tecnostress e delle videodipendenze. Di Frenna è anche autore del libro ‘Digiuno Digitale: come sopravvivere con poca tecnologia e rigenerare le forze con le energie sottili’.