Comunicato Intersindacale
Sciolte le Camere, chiusa con nessuna attenzione alla sanità pubblica la legge di bilancio, avviata la campagna elettorale in un tripudio di promesse non finanziate, il contratto della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del SSN continua a segnalare un “non pervenuto”. Non sono bastati 10 anni di blocco, una diminuzione della spesa del personale di 2,3 miliardi incassati dalle Regioni, una sentenza della Corte Costituzionale per avviare il minimo sindacale di una discussione di uno strumento necessario al governo di una organizzazione complessa come la sanità. Non si dimentichi, a tal proposito, che le pessime condizioni di lavoro dei Medici costituiscono anche un fattore limitante nell’accesso alle cure e condizionante l’equità e l’esigibilità del diritto alla salute dei cittadini. Le Regioni sfuggono all’obbligo datoriale di rispondere a un dettato costituzionale onorando i rinnovi contrattuali, dopo aver garantito i LEA (quelle che li hanno realmente garantiti) a spese dei professionisti, costretti ad un surplus di orario contrattuale non pagato e non recuperato, oltre alla negazione del loro diritto alle ferie che ormai contano arretrati cumulati di anni. Le Organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, riunite il 9 gennaio scorso, preso atto della ”liberazione” dell’Atto di indirizzo da parte del MEF, chiedono all’Aran una convocazione urgente per avviare quelle trattative che, a dispetto delle promesse di qualche ministro, non consentiranno ai lavoratori un recupero economico prima della scadenza elettorale. Una contrattazione che si apre con risorse economiche comunque irrisorie, cui si aggiunge il danno determinato dal congelamento del salario accessorio dei dirigenti medici, veterinari e sanitari previsto dalla cosiddetta riforma della PA.
Le Organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, mantengono lo stato di agitazione e, in aggiunta a quanto già previsto, a partire dal 22 gennaio 2018 confermeranno in tutte le aziende sanitarie:
1.il rifiuto individuale scritto di effettuare orario aggiuntivo al debito contrattuale al di fuori di quellopreventivamente e formalmente concordato;
2.la precedenza nell’orario contrattuale all’espletamento delle attività diagnostiche e terapeuticherispetto a quelle burocratico amministrative;
3.l’attenzione rigorosa al rispetto della normativa sull’orario di lavoro;
4.la richiesta di godimento delle ferie arretrate;
5.la richiesta di recupero degli straordinari accumulati e non remunerati;
6.la messa in mora delle Regioni rispetto alla Sentenza della Corte Costituzionale che impone dirinnovare i contratti al personale.
In mancanza di segnali di sblocco della situazione, le organizzazioni sindacali organizzeranno manifestazioni di protesta in tutte le Regioni e le Aziende Sanitarie.