Il nostro Segretario Nazionale, Corrado Bibbolino, interviene ancora una volta sulla questione delle aggressioni ai sanitari. “Il caso del dott. Mario Vallone, medico radiologo del Civico di Palermo malmenato ieri assieme ad altri tre colleghi da un padre disperato per la morte, peraltro purtroppo inevitabile, del figlio neonato, è l’ennesimo di una lunga serie, come detto al presidente della FNOMCEO Filippo Anelli nell’incontro del 5 aprile scorso.
Dei 4000 casi di violenza sul luogo di lavoro registrati in un anno in Italia, più di 1200 riguardano operatori della sanità. I dati INAIL sono pesanti e sono stati portati da FNOMCEO all’attenzione dell’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari che, presieduto dal Ministro della Salute Lorenzin, si è insediato al Ministero della Salute.
Per non parlare di tutti quei casi che rimangono fuori dalle statistiche. Una ricerca del 2012 parla di circa 60 casi all’anno su 990 radiologi, oltre il 6% intervistati al Congresso Nazionale ovverosia con una proporzione facile: rispetto agli oltre 7000 dipendenti tra pubblico e privato, oltre 400 radiologi ogni anno sono vittime di episodi di violenza.
“Più di tre episodi di violenza emersi al giorno contro professionisti della sanità, due contro colleghe donne. Una carneficina silenziosa, che spesso rimane nascosta, quasi messa in conto come componente del rischio professionale”. Ed un sommerso che è circa il quadruplo. E anche quando la denuncia trova finalmente voce, rimane spesso inascoltata: per poca sensibilità sul tema da parte delle autorità competenti, per inadeguatezze strutturali e organizzative difficili da sanare, per carenza di fondi, per la diffusione di una cultura della colpa ( blame culture) ancora più ignorante e violente in epoca di Fake news.
La questione si aggrava ogni giorno, sempre più pesante. E oggi diventa anche questione etica. Risponderemo subito all’invito di promuovere uno specifico aggiornamento sul tema con le Società Scientifiche e con gli altri colleghi della FASSID. Ma occorre uno scatto di orgoglio e dignità culturale.
Se infatti si accetta il fatto che basti leggere in rete per sapere di salute, se basta ricevere molti like per prendere lauree in medicina, se non si sopporta più il rimprovero di un docente senza aggredirlo, alla penosa questione di una sanità pubblica sempre più in sofferenza dal punto di vista degli organici e delle risorse strutturali si aggiungerà anche il non riconoscimento delle diagnosi, la non accettazione dei percorsi di cura, e le botte a chi è latore di brutte notizie e dell’impotenza a guarire tutti i mali. Siamo solidali con la immensa pena del padre di Palermo che ha perso il suo piccolo, ma se tutti noi non recupereremo il valore degli specifici saperi, la violenza sui luoghi di lavoro ci sommergerà.”