Bruno Accarino, rappresentante regionale del Sindacato Nazionale di area Radiologica, ha inoltrato una articolata lettera al presidente della Regione Campania, al direttore generale Tutela della salute, Antonio Postiglione, all’assessore regionale al Bilancio, Ettore Cinque, e al consigliere per la sanità del presidente della Regione Campania, Enrico Coscioni.
Nella missiva sono riportati i punti di criticità della delibera di giunta regionale dello scorso dicembre (dall’assenza dei controlli al mancato coinvolgimento dei privati accreditati nel Centro unico di prenotazione) con la quale furono adottati i nuovi criteri di riparto del budget sanitario da assegnare ai centri convenzionati, per struttura e su base mensile, arriva proprio a pochi giorni dalla data del 30 aprile indicata nello stesso provvedimento 599/2021 come termine ultimo per attuare le modifiche necessarie.
«Trovo paradossale che in un Paese nel quale si cerca disperatamente di ridurre i tempi di attesa, la nostra regione miri ad allungarli, pur di non riconoscere la scarsità delle risorse disponibili e l’impossibilità del sistema a gestione diretta di smaltire la richiesta. Sarebbe infatti interessante conoscere in questi primi tre mesi di quanto sono aumentati gli accessi impropri in Pronto soccorso data l’impossibilità di accesso al settore accreditato dovuta all’introduzione del nuovo sistema di budgetizzazione degli accreditati che ha avuto come immediata conseguenza l’allungamento delle liste di attesa anche in questo settore».
Anzitutto Bruno Accarino rileva che sulla spesa storica, in base alla quale calibrare il numero delle prestazioni da rimborsare, vi sarebbero riscontri fallaci: «I dati provenienti dalle Asl ed ancora purtroppo non depurati a seguito dei doverosi controlli, vanno necessariamente verificati in Regione: in caso contrario si alimenterà ulteriormente il contenzioso e non si raggiungeranno risultati difendibili e coerenti con le finalità della scelta regionale. (…) Diversamente mi chiedo su quali parametri si possa lavorare: in mancanza di questo fondamentale passaggio — si specifica — si pone a base della nuova delibera uno “storico” drogato di alcuni in danno di altri e si cristallizza questa erronea base di partenza anche per gli anni a venire, casomai sulla scorta dei tanto spesso citati “comportamenti opportunistici” di taluni. Ma è chiaro che parte del problema non sta nei comportamenti opportunistici, che pur ci sono ma non vengono sanzionati da chi ha il dovere istituzionale di farlo, ma anche e soprattutto nella penuria di risorse attribuite al settore. Insomma alla fine si tratta di utilizzare meglio i fondi esistenti per assicurare assistenza e non distribuire fatturati».
Peraltro, la realtà della diagnostica convenzionata rivendica anche un altro elemento distintivo: «di fornire la migliore prestazione a parità di costi, premiando chi investe in tecnologia ed evitando che rimangano attive realtà ambulatoriali che non garantiscono prestazioni qualitativamente adeguate». Insomma, con queste modalità di budget si finirebbe per penalizzare chi investe in nuovi macchinari o assunzioni e favorire chi galleggia erogando, senza alcun impegno, sempre le stesse prestazioni.