La parola a Bibbolino, Cassi, Magi, Onotri, Papotto, Scotti. Un anno pieno di incognite. Prima di tutto per la durata della legislatura. E l’eventualità di un ricorso anticipato alle urne pesa sulle prospettive del settore. A partire dal rinnovo di contratto e convenzioni ma anche per la possibilità di riportare nell’agenda politica la sanità che, per i rappresentanti di Fassid, Cimo, Sumai, Smi, Cisl Medici e Fimmg, resta la priorità assoluta. Tra le cose da fare la più condivisa è l’approvazione del DDL sulla responsabilità professionale.
Con l’arrivo del nuovo anno QS ha voluto promuovere un forum con diverse associazioni sindacali del settore per mettere a fuoco preoccupazioni e aspettative. I protagonisti della prima puntata del forum sono: Corrado Bibbolino, vice coordinatore nazionale della Fassid e segretario nazionale dei radiologi (Snr); Riccardo Cassi, presidente della Cimo; Antonio Magi, segretario generale Sumai-Assoprof; Pina Onotri, segretario generale Smi; Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici; e Silvestro Scotti, segretario nazionale Fimmg.
Il 2017 si prospetta incerto, soprattutto per la durata della legislatura. Tra tutte le tematiche in sospeso probabilmente la più spinosa è quella dei rinnovi di contratti e convenzioni del personale sanitario. Quale sarà la vostra strategia per non perdere ulteriore tempo? Pensate che si riuscirà a chiudere le trattative oppure i tempi sono ormai troppo stretti?
Bibbolino (Fassid–Snr): “Aperture e chiusure non possono essere condizionate dai tempi della politica ma debbono essere ispirate dalla volontà di rimediare alla situazione di grave sofferenza in cui versano i dirigenti medici e sanitari Sofferenza non solo economica, e già sarebbe troppo, ma organizzativa e professionale. Dura da sette anni e si è aggravata fino a rendersi insostenibile. Se si vuole porre rimedio non è un mese in più o in meno a fare la differenza. Dobbiamo fare presto e bene. Soprattutto bene. Le gatte frettolose fanno figli ciechi”.
Cassi (Cimo): “Ritengo sia improbabile una chiusura del contratto di lavoro entro il 2017, perché sono rimaste in sospeso le questioni relative all’abrogazione delle norme che riducono progressivamente i fondi contrattuali vanificando la contrattazione integrativa, all’estensione al settore pubblico della detassazione del salario legato alla produttività e delle forme di welfare aziendale già previste per il privato ed alla revisione della Brunetta in tema di relazioni sindacali. Non è infatti pensabile poter aprire una trattativa con risorse economiche che noi giudichiamo insufficienti senza che siano state accolte le richieste che sono state all’origine della nostra protesta. Questo comunque non potrà essere un contratto in grado di rispondere alle esigenze della categoria; CIMO ritiene infatti che l’attuale quadro normativo disegnato dalla 502/92 in poi, troppo omologato a quello della dirigenza della PA, sia ormai inadeguato all’evoluzione della medicina ed ai nuovi modelli organizzativi; senza una ridefinizione dello stato giuridico del Medico dipendente, modificando formazione, modalità di accesso al SSN, carriera e verifiche delle competenze acquisite, non vi potrà essere un adeguato riconoscimento professionale ed economico del nostro lavoro. Su questo continueremo il confronto con le altre OO.SS. che ne condividono i principi per arrivare ad una proposta comune da presentare alle forze politiche perché diventi oggetto di discussione nella prossima campagna elettorale”.
Magi (Sumai): “Come specialisti ambulatoriali possiamo dire che un primo passo lo abbiamo fatto già l’anno scorso con la firma del rinnovo normativo della convenzione. Per il prossimo anno ci aspettiamo quindi che si possa arrivare alla sottoscrizione anche della parte economica. Su questo tema auspichiamo che il Governo possa quanto prima approntare il decreto previsto nella Legge di Bilancio che fissa le risorse per i rinnovi delle convenzioni. In ogni caso, vista la situazione politica, non ci illudiamo anche se ormai siamo vicini ad un punto di non ritorno, tra contratti bloccati e giovani tenuti ai margini del lavoro”.
Onotri (Smi): “Siamo pessimisti. Sembra il più classico dei “teatrini della Malapolitica”: nessun intervento efficace contro il precariato e risorse inadeguate. Ma anche: nessuna rivalutazione della quota capitaria e dei costi strutturali e di servizio che sostengono i medici di medicina generale per tenere in vita la capillare presenza di ambulatori sul territorio. Non solo, abbiamo assistito a proposte grottesche come quella dell’h16 e alla continua assenza di una strategia complessiva di riforma delle cure primarie, basata sulla medicina di iniziativa, sulla risposta funzionale, e non rigida, alla nuova domanda di salute. Ci appare, quindi, oltremodo pericoloso la spinta verso un’attività libero professionale pura, che potrebbe portare ad una “privatizzazione” della medicina generale, soprattutto se le Aft diventano una struttura deputata a gestire una partita economica in cambio di prestazioni. Cosa impedirebbe in questo caso alle aziende di fare delle aste al ribasso”.
Papotto (Cisl Medici): “I ‘tempi stretti’ non rappresentano di per se’ il problema. La base su cui fondiamo da sempre la nostra azione sindacale è la reciproca fiducia e la volontà costruttiva di raggiungere accordi, con l’ovvia considerazione delle specifiche necessità e dei rispettivi vincoli di mandato. Abbiamo già da tempo al nostro interno e con altre OO.SS. confrontato le idee per una piattaforma contrattuale equa e di rilancio di una categoria da troppo tempo mortificata. Siamo pronti da subito. Non appena la parte pubblica emanerà il necessario atto di indirizzo saremo ben lieti di sedere ad un tavolo e raggiungere il miglior risultato possibile, per i nostri iscritti e colleghi e per il SSN italiano”.
Scotti (Fimmg): “Non crediamo che la durata della legislatura debba o possa influenzare i rinnovi contrattuali: l’esito referendario ha confermato la configurazione delle parti trattanti di parte pubblica, mantenendo alle Regioni il ruolo prevalente del soggetto pubblico trattante. Piuttosto crediamo e lavoreremo per questo, che le Regioni non possano che aumentare il proprio senso di responsabilità verso la ricerca di una contrattazione che ottenga una sintesi nazionale utile anche alle stesse diversità organizzative regionali. Nessuno creda che 21 sistemi regionali siano meglio di un unico Sistema Nazionale; 21 politiche vaccinali e di prevenzione ma anche una medicina generale diversificata tra eccessi di subordinazione o di autonomia liberistica, sono distorsioni che se non venissero impedite e indirizzate su interessi collettivi e nazionali mostrerebbero non solo i limiti politici e economici ma soprattutto i limiti nella tutela della salute dei cittadini italiani tutti, prescindendo dalle regionalità. Se le Regioni vorranno affrontare con questo spirito il confronto contrattuale i tempi saranno più che sufficienti ad un rinnovo che investa sulla Medicina Generale: investimenti che dovranno caratterizzarsi soprattutto in tecnologia e risorse umane”.
Con la bocciatura della Corte Costituzionale la legge Madia sulla PA andrà rivista. Un bene o un male?
Bibbolino: “La nostra Confederazione Dei Dirigenti Pubblici CODIRP rappresentativa in tutte le aree contrattuali si è costituita proprio allo scopo di consentire ai dirigenti di esercitare ruolo propositivo e costruttivo anche attraverso lo strumento sindacale.Sulla riforma abbiamo espresso forte dissenso L’abitudine a confrontarsi e costruire ,come dice De Rita sul Corriere della Sera del 29 dicembre,si è smarrita nel tempo. La Corte Costituzionale ha ripreso le osservazioni già fatte da noi. Sarà un’occasione propizia per riprendere un confronto e rivedere la riforma senza gli aspetti più incresciosi e non condivisi”.
Cassi: “La Madia riguarda solo marginalmente i medici, anche se la bocciatura della Corte Costituzionale del comma sul ruolo unico regionale ha cassato anche la nostra esclusione da quel ruolo. Se con questo si potesse riaprire un dibattito sullo stato giuridico del medico che veda riconosciuta la peculiarità della professione sarebbe positivo, ma temo che dati i tempi rapidi con i quali il Governo vuole modificare la legge, questo non sarà possibile.
Mi auguro inoltre che venga riproposto il decreto sulle nomine delle direzioni delle aziende sanitarie che dettava regole di maggiore trasparenza nelle nomine, attenuando la discrezionalità dei Governatori e che è stata la questione che ha provocato il ricorso del Veneto”.
Magi: “Non so se sia un bene o un male. Certamente le misure per la selezione dei direttori del Ssn con l’elenco nazionale a mio avviso introducevano in un qualche modo elementi di meritocrazia. L’auspicio, e non solo sulla Riforma Madia, è che Governo e Regioni potenzino la loro collaborazione e abbandonino quel modus operandi tecnocratico che, se ha fatto bene ai conti, non ha aiutato a migliorare la qualità delle cure in molte zone del Paese”.
Onotri: “Un bene. Tutta la politica di indebolimento delle tutele dei lavoratori del pubblico impiego, e non solo, è da rivedere, compresa la Brunetta. Bisogna costruire attorno ai medici la governance della Buona sanità, non contro i medici come si fa da anni, purtroppo con la complicità di qualche sindacato”.
Papotto: “Un bene. Senza alcuna volontà polemica. Abbiamo la presunzione di pensare che qualsiasi atto che sia emanato in tempi più lunghi possa avere una migliore osservazione e auspicabilmente una più corale partecipazione alla propria stesura, cose che – nella prima istanza – non sono avvenute, o sono state evidentemente insufficienti. Da qui la nostra disponibilità, ove questo governo desse mostra di volerlo, a partecipare in modo più stretto con gli uffici legislativi per un testo migliore. Si sappia – in ogni caso – che la nostra richiesta primaria sarà quella di mantenere e sottolineare la specificità della dirigenza medica, senza rischiose “fughe” verso una ri-pubblicizzazione contrattuale, ma certo anche senza pericolose commistioni di generici inquadramenti cui le regioni si indirizzerebbero molto volentieri. La dirigenza medica ha una caratterizzazione unica”.
Scotti: “La condizione della Medicina Generale assimilata al pubblico impiego, ma di fatto caratterizzata da un ruolo libero professionale, poteva trovare stimoli o orientamenti nella legge Madia che per essere efficaci devono essere negoziati e sottoscritti con l’Accordo Collettivo Nazionale, come abbiamo sempre sostenuto in merito a tutta la normativa nazionale riguardante il pubblico impiego. Questo determina che seppur la bocciatura della Corte Costituzionale ne riduca l’efficacia nulla impedisce che in sede contrattuale alcuni temi compatibili con la condizione dei convenzionati non possano essere considerati”.
Quali sono i traguardi minimi che pensate il Governo Gentiloni debba in ogni caso raggiungere sulla sanità, a prescindere dall’eventualità di un voto anticipato, che in ogni caso difficilmente potrà svolgersi prima di giugno?
Bibbolino: “Referendum si o no non sono più tollerabili 22 sanità diverse nel nostro paese. Stiamo peggio che a Berlino ai tempi del muro. La Ministra ha posto in essere un azione costante a sostegno della uniformità nonostante il titolo V non La aiutasse La Sua riconferma deve significare il sostegno del governo nella continuità. A partire dai LEA, per proseguire con le altre delicate questioni sul tappeto poste dal Patto per la Salute”.
Cassi: “Un voto a giugno blocca qualsiasi iniziativa legislativa già a primavera. Non ci sono quindi i tempi per interventi sulla sanità di ampio respiro come sarebbero invece necessari, a partire da una riforma quater come propone Ivan Cavicchi che nel suo libro presenta una serie di interessanti proposte per modificare l’attuale sistema che la crisi economica ha messo in ginocchio. Ma temo che questa volontà riformatrice non esista nel paese, tanto più per un servizio sanitario pubblico che l’esito del referendum ha ormai affidato definitivamente nelle mani delle Regioni.
Chiederemo comunque al Governo un’accelerazione degli adempimenti necessari a consentire le assunzioni nel SSN. Inoltre non condividiamo i criteri con i quali si sta definendo il fabbisogno di Medici, basati sui tempi di produzione come se gli ospedali fossero industrie manifatturiere e quando saremo convocati dal Ministro Lorenzin ai primi di gennaio presenteremo le nostre osservazioni. In quella sede chiederemo anche di sorvegliare, pur nei limiti imposti dalla legislazione concorrente e dalle sentenze della Corte Costituzionale, affinché tutte le Regioni attuino correttamente le indicazioni del DM 70/2015, per evitare che si aggravi ulteriormente il divario Nord – Sud facendo diventare irreversibile la frammentazione del SSN in 21 SSR”.
Magi: “L’aria che si respira non fa pensare ad un Governo che possa varare chissà quali riforme, anche se forse il Ssn ne avrebbe bisogno. Per quanto ci riguarda, la più grossa emergenza è quella che riguarda il ricambio generazionale, senza il quale andrà a monte tutto il percorso di riforma delle cure primarie. Non so se il Governo abbia la forza necessaria ma è chiaro che qualsiasi misura ulteriore che prevedesse nuove assunzioni troverebbe il nostro assenso”.
Onotri: “Rimettere la sanità nell’Agenda dell’Esecutivo, nelle priorità del Governo. Considerare le risorse per il SSN un investimento che produce ricchezza, non una spesa da tagliare. Quindi ripartire dalle proposte che ho citato prima, aggiungendo alcune fondamentali per il futuro: stabilizzare i precari e sbloccare il turn over, rivedere la programmazione del fabbisogno dei medici. Infine, se il Governo centrale non si riappropria di una visione unitaria delle politiche sulla sanità, sottraendole alle invenzioni delle Regioni, dubito che si faranno passi avanti”.
Papotto: “Non è il Governo Gentiloni il nostro riferimento, ma la salute dei cittadini. Con questo unico riferimento crediamo fortemente in un riequilibrio degli assetti gestionali e degli indirizzi, affinché questo tedioso dualismo Stato-Regioni cessi, dato che non ha a nostro avviso motivo di esistere ed anzi è pernicioso. Lo Stato deve assumere un ruolo di regia e monitoraggio della situazione, lasciando la gestione alle regioni ed intervenendo con appropriati atti normativi solo quando le situazioni fossero sperequate. Non possiamo ne’ vogliamo assistere ad una Sanità a velocità diverse, ma nemmeno, con il paravento di una “normalizzazione”, tornare ad un centralismo che non può gestire tutto con la tempestività e l’efficacia necessarie. Non è più procrastinabile la stabilizzazione dei precari. Ed è del tutto evidente la serenità che tanti medici possono raggiungere con la certezza di un posto di lavoro definitivamente raggiunto”.
Scotti: “Crediamo che sia giunto il momento, oltretutto non più rimandabile, di una posizione del Governo che chiarisca l’equilibrio tra norme di pari dignità costituzionale, in particolare tra l’art. 32 sulla tutela della salute e l’art. 81 sull’equilibrio di bilancio. Negli ultimi due anni è apparso evidente come i bilanci economici siano considerati prevalenti in sanità ai bilanci assistenziali e di salute. Tale scelta è stata smentita recentemente dalla stessa Corte Costituzionale che ha affermato, in un’interpretazione proprio dell’art. 81, che: “È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”. Questo rende chiaro lo spirito costituzionale delle norme e nessuno più della Presidenza del Consiglio e del Consiglio dei Ministri ha responsabilità maggiori nel dover individuare le risorse economiche per rendere le costituzionali ‘doverose erogazioni’ possibili”.
Quali sono invece i provvedimenti sanitari sui quali ritenete che il Parlamento debba fare di tutto al fine di approvarli prima della fine della legislatura?
Bibbolino: “Non vi è dubbio che il DDL 2224 Gelli Bianco sulla responsabilità professionale, rappresenti un grande passo avanti per porre il nostro paese in linea con tutti gli altri paesi civili dove non è consentito un atteggiamento opportunistico e vessatorio con società costituite allo scopo di lucrare su ogni esito infausto in sanità .Non si può equiparare chi ha in mano un bisturi per guarire a chi investe un pedone. E’ ingiusto e ci costa inutili miliardi di medicina difensiva. Che il senato voti subito e che non sia l’occasione viste le vicende della maggioranza di governo per una qualche esibizione muscolare. Farebbe una pessima figura di fronte al Paese , opposizione compresa”.
Cassi: “Mi auguro che possano essere approvate almeno le proposte di legge sulla colpa professionale e la riforma degli ordini che altrimenti dovrebbero partire da zero. A CIMO sta a cuore anche l’approvazione del d. lgs. ex art. 22 del Patto per la salute perché consente di riconoscere la componente professionale del lavoro del medico pubblico che dalla 229 in poi è progressivamente stata oscurata da quella pseudo-gestionale. La 229 ha favorito l’omologazione tra le professioni sanitarie riducendo nettamente le peculiarità e specificità di quella medica. Ma su questo il Ministro Lorenzin deve riuscire a superare l’ostruzionismo delle Regioni che a luglio abbandonarono il tavolo e che adesso sono indubbiamente più forti”.
Magi: “Prima di tutto penso al Ddl sulla Responsabilità professionale sanitaria e alla Riforma degli ordini professionali che sono vicini al traguardo e sono frutto di un lungo lavoro delle due Camere. Oggettivamente vedo improbabile l’approvazione di altri provvedimenti che possano avere un qualche impatto visibile: i tempi sembrano essere troppo stretti. Ma, ripeto, c’è un’emergenza ricambio generazionale che la politica non può far più finta di non vedere: servono subito nuovi investimenti”.
Onotri: “Riformare l’accesso e la formazione specifica in medicina generale (finalmente specializzazione a pieno titolo, come nel resto d’Europa). Si prosegua sul cammino del ruolo unico, ma con il tempo pieno, e un contratto unico volano fondamentale per dare gambe alla nuova organizzazione delle cure primarie, al potenziamento del territorio, superando il modello ospedale-centrico. Serve una riforma vera, non interventi pasticciati con strumenti giuridici inadeguati come convenzioni o accordi decentrati o aziendali”.
Papotto: “Di mille risposte che potrei fornire ne scelgo una, e a ragion veduta. Il primo provvedimento per i nostri medici e sanitari è una legge che finalmente tuteli e faccia chiarezza in merito alla responsabilità professionale. Nessuno pretende un “salvacondotto” che protegga il cattivo medico e sanitario, ma nessuno può accettare che un medico affronti ogni giorno di lavoro, ogni intervento, con l’angoscia che lo attanaglia perché non ha la necessaria serenità. E questo in primo luogo è interesse dei cittadini! La serenità del medico è la prima necessità per avere diagnosi corrette ed interventi accurati. In mancanza di ciò si otterrà il rovinoso risultato di medici paurosi e cittadini forse mal curati. Il decreto Gelli andava in questa direzione. Riprendiamolo, miglioriamolo dove serve e andiamo rapidamente ad una sua approvazione”.
Scotti: “Innanzitutto crediamo che non vada più ritardata l’approvazione del DDL sulla responsabilità professionale medica. Ormai è chiaro a tutti – sia in termini professionali che economici – quanto l’assenza di una tale normativa incida su fenomeni come la medicina difensiva e su un contenzioso giudiziario dopato da ricerca di risarcimenti in sede civile non corrispondenti ad altrettante evidenze in ambito penale. Nell’ambito più specifico della Medicina Generale riteniamo importanti e di non difficile realizzazione anche provvedimenti di modifica delle norme sui percorsi formativi post laurea in medicina ed in particolare per il diploma di formazione specifica in medicina generale. Appare parcellare e inefficace l’attuale normativa sulla programmazione dei futuri medici di medicina generale che è lasciata alla sola determinazione regionale mentre quella della specialistica viene determinata a due livelli di programmazione una nazionale e una, legittimamente, lasciata alle singole regioni; appare, infine, iniquo e anacronistico, viste le carenze di medici di medicina generale, il diverso trattamento economico e di partecipazione alle attività assistenziali durante la formazione in medicina generale rispetto a quella specialistica”.
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