Il futuro e lo sviluppo della professione radiologica sono stati esaminati al microscopio durante l’attesissima sessione “ESR meets Italy” nell’ambito del 25° Congresso Europeo di Radiologia in corso a Vienna. Le principali sfide future, tra cui l’intelligenza artificiale (AI) e l’apprendimento automatico, sono state affrontate da Corrado Bibbolino e Vittorio Miele.
“Crediamo di dover essere in grado di guidare l’intelligenza artificiale e non essere guidati da essa. Il modo di pensare italiano può aiutare la nostra comunità a combattere per garantire che l’intelligenza artificiale non sostituisca gli elementi umani di cura”. Questo il pensiero rilasciato da Corrado Bibbolino, attuale presidente della Sezione SIRM di Etica e Radiologia Forense, a ECR Today in vista dell’ECR 2019.
Teme che l’intelligenza artificiale possa sostituire il ruolo del medico radiologo e che le abilità e gli aspetti personali possano perdersi. “I pazienti possono pensare di essere soddisfatti dall’intellingenza artificiale, ma non è la stessa cosa come trattare con una persona reale. Non è come una biglietteria automatica in una stazione ferroviaria”, ha detto Bibbolino.” Le caratteristiche umane, come l’empatia e l’intuizione, non ci sono. Un computer può risolvere un problema, ma non può porre domande, sentire la reazione, guardare negli occhi del paziente, pensare a ciò che il paziente pensa. Sono cose che l’intelligenza artificiale non può fare. Questa è la differenza tra un essere umano e un robot. L’intelligenza artificiale è importante, ma non è un sostituto di un vero radiologo”.
Nella sua presentazione “Radiology in Italy” è stato messo in rilievo la sua collaborazione con Choosing Wisely, che mira a promuovere il dialogo evitando esami e trattamenti medici inutili. “Un medico radiologo dovrebbe essere vicino al paziente, non esistere solo come una figura invisibile.”…”Questa è una caratteristica tipica e distintiva della pratica radiologica in Italia, che differisce dai paesi in cui il medico radiologo e il paziente si trovano spesso in stanze separate.”. A differenza di altri paesi europei, i radiologi italiani effettuano in prima persona gli esami ecografici e riferiscono i risultati al paziente subito dopo l’indagine. In altre parti di Europa, i sonographer o i tecnici sanitari di radiologia medica eseguono l’ecografia, e spesso il paziente non incontra affatto il medico radiologo. “Riteniamo che sia importante essere vicini ai nostri pazienti, comprendere le loro condizioni e trattare direttamente con loro, non attraverso intermediari”.
Bibbolino ha proseguito illustrando come in Italia vi sia un’attenzione particolare al risk management sia per i pazienti che per il personale. Grazie al Decreto legislativo n.24 entrato in vigore a fine 2017, chiamata legge Gelli, la sicurezza degli esami, del trattamento e della responsabilità professionale sono diventate questioni ancora più importanti.
In Italia si contano circa 14.000 medici radiologi in Italia; data la popolazione del paese di poco più di 60 milioni, significa 1 medico radiologo ogni 4.300 persone. “Il gran numero di medici radiologi in Italia, rispetto ad altri paesi europei, consente che i medici possano mantenere i ruoli che altrov, per carenza di personale, vengono svolti da tecnici e radiographers. Secondo i dati OCSE in Italia sono installati più di 2.000 scanner TC e 1.715 scanner RM, di cui solo il 30% di età inferiore ai 5 anni. Bibbolino ha osservato che un recente sondaggio della SIRM ha rilevato che ogni anno in Italia circa 120.000.000 di raggi X, ultrasuoni, TC, risonanza magnetica e esami di radiologia interventistica vengono eseguiti ogni anno in Italia. “Con tutti questi esami, c’è un problema con appropriatezza e sovradiagnosi. Alcune problematiche clinche non hanno bisogno di imaging, ad esempio, la RM della colonna lombare non è sempre necessaria. In alcuni paesi, i pazienti aspettano da 2 a 3 mesi per l’imaging, ma qui in Italia, i pazienti possono avere la risonanza magnetica dopo pochi giorni “.
Durante la stessa sessione, inoltre, Vittorio Miele, presidente eletto della SIRM 2019, ha parlato della rete di emergenza italiana. Le richieste di procedure diagnostiche e terapeutiche urgenti sono in costante aumento, a causa di fattori sia clinici sia epidemiologici, e ciò è dovuto alla crescente quantità di eventi traumatici ed emergenze cliniche non-traumatiche.
“Esiste un sovraffollamento del sistema dell’emergenza perché i pazienti con problemi di salute minori non ottengono risposte immediate nel sistema della non-emergenza”, sottolineando che la maggior parte dei pazienti che eseguono un accesso nei dipartimenti di emergenza sono sottoposti ad almeno un esame diagnostico per determinare il percorso assistenziale. “Ventiquattro ore di personale radiologico influiscono notevolmente sulle prestazioni diagnostiche di un reparto, inoltre, ripensare la logistica dei reparti di emergenza aiuterebbe a rendere più facili i trasferimenti dei pazienti, e abbiamo bisogno di garantire che l’attrezzatura sia ottimizzata per le cure di emergenza dei pazienti”. Vi è la necessità di appianare le differenze tra le regioni e di garantire la corretta distribuzione di risorse a livello nazionale, ha aggiunto.