(AGENPARL) – lun 16 marzo 2020 Almeno dateci i fucili…
Rivolgiamo un pubblico ringraziamento e apprezzamento alle donne e agli uomini della FASSID che tutti indistintamente in diversi ambiti, settori e ruoli, con coraggio, stanno dando prova di straordinarie prove di grandi capacità professionali ed umane e siamo orgogliosi di far parte di questo straordinario gruppo.
Sottolineiamo che mai come ora l’operatore sanitario è risorsa cruciale e infungibile, elemento chiave della tenuta del sistema e non fare il massimo sforzo per preservare e tutelare tale risorsa sarebbe un scelta miope ancorché criminale. L’attuale momento impone ad un sindacato di rappresentanza non solo di denunciare, come fatto da molti, la mancanza o la carenza di presidi. Immaginiamo che si stia facendo tutto quanto possibile per il reperimento con la positività di azione che ha caratterizzato il livello centrale nell’affrontare questa pandemia, diversamente da altri paesi.
C’è da registrare purtroppo in sede periferica la frammentazione – a volte persino la contraddittorietà – delle disposizioni regionali o aziendali che non consentono comportamenti uniformi e soprattutto ispirati alla massima giustizia possibile nell’ utilizzo di risorse che possono rivelarsi indispensabili. Giungono infatti notizie dalla periferia non solo di carenze ma anche di inopportunità o disequità distributive di risorse e presidi.
Il Servizio Sanitario Nazionale sta vivendo il momento più difficile ed impegnativo delle sua storia. In questo momento di grave crisi emerge con forza la necessità di garantire la compattezza, l’unitarietà e il profilo nazionale. Quindi i nostri servizi sanitari regionali, che stanno tutti facendo grandissimi sforzi e nel complesso fornendo buone prove, devono fare l’ulteriore sforzo, di fare SISTEMA ed avere visione e profilo NAZIONALE.
Come sindacato rappresentativo di Responsabili di Laboratorio analisi, Psicologi pubblici, medici dei servizi di Igiene, dei distretti e dell’emergenza dei Pronto Soccorso, Farmacisti SSN, medici Radiologi chiamati alle diagnosi di Covid-19, riteniamo doveroso emanare un appello perché in un momento per tutti drammatico, i nostri operatori possano lavorare nelle condizioni di massima
sicurezza e serenità, anche perché il mantenimento dello loro incontaminazione è di barriera anche ad una ulteriore diffusione della malattia.
Le nostre richieste
L’art. 7 del DL 14 del 9 marzo 2020 dispone che i sanitari esposti a sospetto di contagi da CoV 19, continuino a lavorare, ancorchè potenzialmente infetti. La sospensione è prevista in caso di positività alla diagnostica e/o presentazione di sintomatologia tipica. La FASSID chiede agli organismi aziendali preposti che il personale sanitario esposto con ragionevole sospetto a contagio sia sottoposto a tampone faringeo dopo 72 ore di isolamento fiduciario e che il risultato sia disponibile entro 7 ore. Si ricorda che il ritardo nell’esecuzione e processazione del tampone, nel caso
specifico ancor più di altri, potrebbe assumere risvolti colposi, favorendo il contagio su larga scala.
Inoltre FASSID fa richiesta di massimalizzazione di DPI e misure di sicurezza per i Sanitari che in questo momento rischiano la vita.
richiesta di presa di responsabilità formale da parte degli organi aziendali deputati alla stima del rischio, sulla sicurezza dei locali riattati con lavori urgenti al contenimento e “coortiz zazione” dei pazienti Covid-19, con la sottolineatura sulla parola “sicurezza” nei confronti di operatori e comunità.
L’uso corretto ed adeguato dei DPI è fondamentale in questa situazione di massima allerta. Il problema prevalente ovviamente deriva dalla disponibilità dei DPI che è esigua per i ben noti limiti di produzione e di distribuzione, occorre pertanto elevare l’attenzione al corretto uso evitando sprechi e usi inappropriati.
Chiediamo che vengano emanate Misure di protezione individuale e collettiva da mettere in atto per esami TC, Rx ed ecografia, conformi alle prescrizioni internazionali e che, pur adeguate secondo linee guida alle necessità del momento, siano fornite in modo uniforme e trasparente su tutto il territorio nazionale;
chiediamo che vengano rispettate le disposizioni ministeriali e le buone pratiche in tema di attività diagnostica e di non mettere gli operatori in condizioni proceduralmente scorrette, dannose per i pazienti e scoperte assicurativamente;
chiediamo che venga realmente sospesa la effettuazione di esami non indifferibili adeguando, visto i lunghi tempi prevedibili, le assunzioni di personale necessarie.
Raccomandiamo l’uso costante, secondo Linee guida nazionali e internazionali, dei DPI in tutti i laboratori di Patologia Clinica, in quanto impegnati nell’esecuzione di esami generali (emocromo, D-Dimero etc), utili nell’inquadramento clinico- diagnostico di sospetta infezione da Covid-19, in prelievi effettuati su pazienti afferenti alle strutture ospedaliere.
Richiediamo che la processazione dei tamponi volta all’individuazione dei positivi per Covid 19, eseguiti anche e soprattutto sul personale dell’assistenza esposto al rischio, possa avvenire al più presto presso tutte le strutture di Laboratorio di Microbiologia, ovviamente dotate di un adeguato livello di bioprotezione, in cui l’utilizzo di metodiche quali PCR, RT-PCR etc. è già consolidato a scopo diagnostico per altri patogeni.
Auspichiamo che i kit diagnostici abbiano la massima diffusione possibile a livello nazionale.
Chiediamo l’immediata attivazione delle EPE, “Equipe per l’Emergenza” e delle PASS “Posti di Assistenza Socio Sanitaria” così come sono state individuate dai regolamenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Protezione Civile.
Chiediamo che tutti i dirigenti psicologi siano immediatamente impiegati in queste strutture integrando, dove necessario, con professionisti del privato. Chiediamo infine l’attivazione del PSP, Pronto soccorso Psicologico, così come previsto e strutturato dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. In qualche realtà tutto ciò è già attivo. Chiediamo che tutte le Regioni si attivino anche in questa direzione.
Stiamo vivendo una vera emergenza sanitaria nella sua vera accezione. Credo che tutti noi dovremmo renderci conto che l’impostazione data a questa emergenza produrrà danni incalcolabili alla salute dei cittadini. Non fosse altro perchè è saltato il fondamento stesso del SSN, la “prevenzione”.
Affrontare realmente l’emergenza vorrebbe dire farsi carico di tutti gli aspetti e di tutte le componenti.
L’obiettivo principale è quello di salvare le vite umane. E noi italiani siamo molto bravi. Forse imbattibili, per competenze, per abnegazione, per ingegno etc. Tutti a scavare con le mani a metterci il cuore senza badare allo sforzo alla fatica anche a rischio della vita.
Ma poi? Le decine e centinaia di migliaia di pazienti “normali” le cui cure sono rinviate a data da destinarsi si aggraveranno e diventeranno una emergenza. I medici ed infermieri a fine emergenza coronavirus presenteranno gli stessi disturbi dei soldati americani reduci dal Vietnam o dall’Iraq. Per non parlare dei danni prodotti dall’isolamento, assolutamente indispensabile. E’ vero questa è una guerra che tutti stiamo combattendo. Alcuni in prima linea. Ma bisogna pensare alla ricostruzione della salute, fisica e psichica delle persone. Una visione complessiva dell’emergenza richiede come prima cosa il riconoscimento della gravità, complessiva della situazione. Gravità che ci porteremo dietro per qualche anno. Gravità. che andrà molto oltre il coronavirus. Dopo occorrerà uno stanziamento strutturale, pari ad almeno 5 miliardi di euro di incremento del Fondo Sanitario Nazionale.
Un incremento non una tantum.