E’ vero che il sistema sanitario italiano ha tanti problemi. E’ vero che la qualità dell’offerta è troppo diversa da regione a regione e che certi ticket sono troppo alti, soprattutto se si considera la lunghezza delle liste di attesa. La ricerca del Censis parla di ben 11 milioni di persone che, come scritto nel comunicato stampa di presentazion, hanno “dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell’ultimo anno a causa di difficoltà economiche, non riuscendo a pagare di tasca propria le prestazioni”. A me il dato sembra sovrastimato. Intanto nel nostro Paese ci sono tantissimi esenti, pure troppi perché molti sono falsi.
Queste persone (se hanno ad esempio più di 65 anni e guadagnano meno di 36mila euro all’anno) non pagano nulla. Poi ci sono le esenzioni per patologia e quelle per casi particolari, come la disoccupazione, riconosciute in certe regioni. Il problema vero, probabilmente, è quello, pure segnalato dal Censis, delle lunghe liste di attesa. Se si aspetta molto nel pubblico, pagando o meno il ticket, conviene rivolgersi al privato che ha prezzi concorrenziali. E proprio un privato è quello che ha fatto la ricerca insieme al Censis.
Si tratta di una delle più importanti assicurazioni sanitarie italiane, la Rbm Salute. E infatti tra i dati diffusi c’è quello di un 57% di italiani secondo i quali “chi può permettersi una polizza sanitaria o lavora in un settore in cui è disponibile la sanità integrativa dovrebbe stipularla e aderire. Così si otterrebbero anche benefici pubblici, perché molte persone utilizzerebbero le strutture private, liberando spazio nel pubblico, e perché così si inietterebbero maggiori risorse nel sistema sanitario”. Guarda caso. Inoltre l’ad della società privata, Marco Vecchietti, ha detto che «bisognerebbe ripensare le agevolazioni fiscali per le forme sanitarie integrative». Su quale campione basa l'”indagine sulla popolazione” che arriva a gravi conclusioni il Censis? Mille italiani in tutto.
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