L’impatto del COVID 19 da coronavirus ha determinato e determinerà cambiamenti impensabili fino a due anni fa: basti pensare che pochi mesi prima della pandemia molti benpensanti appartenenti al generone sanitario romano davano per imminente il ritorno dello Spallanzani nelle ampie e capaci braccia del San Camillo, ponendo fine a quell’ultradistorsione ventennale causata dal visionario Beppe Ippolito[1] che, spalleggiato da Guzzanti[2] e Bindi[3], aveva colto l’occasione dell’AIDS per fare dell’antico ospedale di malattie infettive comunale, costruito all’inizio del Ventennio, l’altisonante Istituto Nazionale per le Malattie Infettive, mescolando esperienze internazionali diverse tra cui in primo piano il CDC di Atlanta, separandolo dall’Azienda Ospedaliera “Nicholas Green, San Camillo, Forlanini, Spallanzani” in cui lo Spallanzani recitava il ruolo della Cenerentola a guardia delle ormai “scomparse” malattie infettive.
Oggi sappiamo che se l’Italia tutta non ha fatto la figura di Cenerentola, lo dobbiamo a quell’idea che certosinamente ha messo in piedi una struttura in grado di dire la sua nel panorama internazionale, di cui oggi nessuno si azzarderebbe a chiedere, come fece una senatrice in visita istituzionale nel 2004, la chiusura di una struttura “pericolosa” per gli abitanti.
Anche per la Radiologia le cose sono cambiate e, probabilmente, oggi non accadrebbe quello che avvenne nel Congresso Nazionale di Milano nel 2006, quando organizzai, grazie al Prof. Rotondo, un corso monotematico di due giorni e 24 lezioni sulla Radiologia delle Malattie Infettive. La lezione introduttiva, svolta da me ed aperta con la foto di Tony Fauci[4], parlava tra l’altro anche della SARS portata dal primo coronavirus, anche questo saltato all’uomo dallo zibello in un mercato cinese. Erano presenti, in un congresso di 4000 iscritti ed una sala di 400 posti, 110 colleghi per lo più cortesi amici personali.
Per capire quale sia stato l’impatto sulla Radiologia ci si può riferire all’introduzione del documento della SIRM intitolato: “COVID-19 – FASE 2 – RIPARTIAMO INSIEME ISTRUZIONI PER L’USO” (reperibile sul sito https://www.sirm.org/wp-content/uploads/2020/05/COVID-19-FASE-2-RIPARTIAMO-INSIEME-ISTRUZIONI-PER-L-USO_parte-prima.pdf). In esso si legge: “Lo scenario epidemiologico determinato dalla pandemia da SARS CoV-2, (di seguito COVID-19) ha reso necessaria un’imponente trasformazione dei processi di erogazione delle prestazioni sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private, accreditate e non, sia nel caso di ricovero ordinario che nell’attività ambulatoriale“.
Nel documento, in ben 46 pagine, si cerca di colmare tutte le lacune metodologiche che in tema di gestione delle infezioni, anche in radiologia, come nel resto delle specialità, hanno trovato impreparato l’intero Paese. Dalle problematiche generali comuni, dalle strutture ambulatoriali, dall’organizzazione degli spazi alla puntuale e meticolosa descrizione di tutte le procedure di vestizione, igienizzazione, sanificazione di tutti i tipi di popolazione (pazienti ricoverati o ambulatoriali) e le diverse professionalità impegnate: medici, TSRM[5], infermieri, OTA/OSS[6].
L’impatto è stato, nei reparti, “disruptive”, devastante come dicono gli inglesi, destrutturando antiche abitudini e costringendo a reinventare nuove modalità operative, non tanto sul piano diagnostico del riconoscimento dei quadri polmonari, quanto in quelle operative mai insegnate e mai imparate: dai percorsi separati fra “sporco” e “pulito” alle varie sanificazioni.
Tra febbraio e marzo 2020 solo coloro che avevano lavorato per strutture infettivologiche tipo lo Spallanzani di Roma o il Sacco di Milano avevano idea di cosa fare. Di conseguenza le diagnostiche sono spesso diventate veicoli di diffusione nelle regioni più colpite, mentre gli operatori affrontavano l’inizio della pandemia privi di DPI[7] dai camici alle mascherine. Come ha detto più di un esperto, nell’”infodemia” di questi ultimi mesi molto di quanto ha retto il SSN è dovuto alla buona volontà dei nostri operatori.
La stessa buona volontà che ha caratterizzato il funzionamento delle nostre strutture tanto da portare secondo Bloomberg il nostro SSN al terzo posto mondiale nel 2019. L’ho affermato in una lettura che presentava la radiologia in Italia in Aula Magna al Congresso Europeo di Radiologia a Vienna. Niente di nuovo. Il nostro Gabriele Gasparini, neuroradiologo di Mestre, ha intitolato un suo lungo articolo sulla situazione in Italia nelle pagine del Radiologo, n. 4/2020 “Fortunato quel paese che non ha bisogno di eroi”.
Oggi abbiamo imparato molto, ma non siamo ancora pronti ad affrontare sequele e complicanze nel lungo periodo. Non si è certamente pensato a riattivare tutte le strutture territoriali di prevenzione e cura imprevidentemente distrutte in anni di pseudoaziendalizzazione, nell’onda di autoreferenzialità che ha colpito dopo il D.Lgs. 502/92, dal 1992/93 il nostro Paese. Già è molto che non sia più terra incognita il ricambio d’aria o la sanificazione, per non parlare del semplice lavaggio delle mani di cui scrivevo su La Radiologia Medica nel 2009 (Bibbolino C, Pittalis S, Schininà V, Busi Rizzi E, Puro V. Hygiene precautions and the transmission of infections in radiology. Radiol Med. 2009 Feb;114(1):111-20).
Ma già incombono i furbi e gli speculatori. L’Intelligenza artificiale viene venduta agli angoli delle strade con promesse tanto mirabolanti quanto farlocche. Occorrerà il massimo di approfondimento e serietà per evitare facilonerie che ci possono far trovare con ammassi di ferraglia inutile oppure preda di anacronistici luddismi.
In questo ci è di aiuto il pensiero di Luciano Floridi.
Come in tutti i momenti di grave crisi [ricordate il detto reso celebre, anche se in forma errata da John Kennedy, che i due ideogrammi 危機 che formavano la parola crisi erano costituiti da pericolo + opportunità], oltre alle sofferenze si sono create occasioni di progresso e vantaggio per la ricostruzione dopo le distruzioni anche se, come sempre, bisognerà separare il grano dal loglio, gli intelligenti dai furbi, gli integri dai mascalzoni, distinguendo il buono dalle bufale come quelle somministrate per esempio da una pseudo Intelligenza Artificiale cinese che doveva dare referti di TC[8] polmonari istantanei ed ha rallentato i processi clinico-diagnostici di ore ed a volte di giorni.
a cura di Corrado Bibbolino
[1] Dott. Giuseppe Ippolito.
[2] Prof. Elio Guzzanti.
[3] On. Rosy Bindi.
[4] Anthony Fauci.
[5] Tecnici Sanitari di Radiologia Medica.
[6] Operatore Tecnico di Assistenza/Operatore Socio-Sanitario.
[7] Dispositivi di Protezione Individuale.
[8] Tomografie Computerizzate.