Centodiecimila euro lordi, non di più. Tanto guadagna un medico italiano dipendente del servizio sanitario, con una tassazione –ricordiamo-del 43%. A dirlo sono le statistiche comparate con gli altri paesi e prese in esame nel rapporto Fnomceo-Censis “Il necessario cambio di paradigma nel Servizio sanitario: stop all’aziendalizzazione e ritorno del primato della salute”, presentato a Roma al convegno “Dall’economia al primato della persona”. Il medico dirigente del SSN in realtà, a valore nominale, guadagna in media il 76% in meno di un collega olandese, il 72,3% in meno di un tedesco, il 54,8% meno di un irlandese, il 38,4 in meno di un danese. Al pari con noi c’è un paese dell’ex Jugoslavia, la Slovenia con 108 mila euro. In fondo alla classifica i paesi d’ex Oltrecortina di ferro: ad esempio, la Repubblica Ceca con 81 mila euro fino ad arrivare alla Polonia con 47 mila dollari, obiettivamente pochi, meno della metà che da noi.
Tra il 2015 e il 2023 la retribuzione media ha subito una contrazione in termini reali del 6,1%, nonostante un incremento in termini nominali di circa 7 mila euro annui.
La spesa per lavoro a tempo determinato, consulenze, collaborazioni, interinale e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie provenienti dal privato è stata pari a 3,6 miliardi di euro nel 2022, con un incremento del +66,4% rispetto al 2012.
La spesa totale per le retribuzioni dei medici permanenti nella Pubblica amministrazione tra il 2012 e il 2022 è rimasta sostanzialmente invariata, registrando un +0,2%, con -2,5% tra il 2012 e il 2019 e un +2,8% tra il 2019 e il 2022.