il mese scorso Anaao Assomed e SNR hanno organizzato a Genova un convegno, con la partecipazione di rappresentati delle organizzazioni mediche europee (FEMS, UEMS, AEMH), su temi rilevanti nel nostro attuale panorama politico-sanitario italiano, quali responsabilità professionale, progressione di carriera, orario di lavoro, attività privata.
I numerosi dati e le informazioni raccolte hanno evidenziato la marcata eterogeneità dei sistemi sanitari in Europa, frutto di scelte politiche, economiche ed organizzative estremamente variegate. Tanta disparità permette a noi italiani di guardare all’Europa come ad una sfera di cristallo dove possiamo immaginare il nostro futuro (almeno in sanità), a seconda delle scelte che decideremo di fare.
Pensiamo, per esempio, al nodo del gap formativo tra numero di laureati in medicina e numero di posti disponibili nella formazione post laurea. Senza nuovi oneri economici a carico del SSN, è possibile che si crei una figura professionale medica di transizione, tra lo specializzando e lo specialista, con stipendio pari al primo e carico di lavoro pari al secondo. Potrebbe essere di aiuto sapere che in Portogallo, dove il numero di laureati in medicina che non ha accesso alla scuola di specializzazione non supera le 600 unità annue (ben poca cosa rispetto alle stime nostrane che vedono la possibilità di oltre 20.000 medici italiani per il 2020 senza un posto in formazione), i giovani camici bianchi senza specialità hanno la possibilità di lavorare per gli Emergency Department degli ospedali pubblici. Certo il guadagno è esiguo (15 euro l’ora, con contratto a chiamata diretta e a prestazione) ma l’alternativa è lavorare negli ospedali privati oppure trasferirsi all’estero. Come fanno, peraltro, anche i medici italiani: nel triennio 2013-2015, 3068 dottori si sono trasferiti oltralpe per lavoro (molti di più i colleghi che hanno fatto richiesta del certificato di good standing, primo passaggio per ricercare un lavoro all’estero). Se lo stato italiano calcolasse i soldi persi per ogni professionista che ha deciso di emigrare (circa 130000 euro cadauno, per l’intero percorso educativo), potrebbe adottare le drastiche misure presenti altrove.