A sollevare il problema è una comunicazione della “Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn“del ministero della Salute, inviata a fine marzo alla Fnomceo e alle Federazioni dei collegi Ipasvi, dei collegi delle Ostetriche e dei collegi Tsrm. “Sono ormai frequenti le notizie di stampa che segnalano il dilagare del fenomeno della pubblicazione di fotografie e selfies sui social network scattate da parte dei professionisti sanitari durante l’esercizio dell’attività lavorativa”, si legge nella circolare a firma del direttore generale Rossana Ugenti.
Foto e selfie che talvolta rischiano di sfociare “nella violazione della privacy del paziente“. Un problema “da tempo all’attenzione” del ministero, che in alcuni casi si è attivato chiedendo chiarimenti su fatti accaduti agli Ordini e ai Collegi interessati. Quello sanitario è un “ambito delicato”, ricorda il dicastero guidato da Beatrice Lorenzin, in cui simili comportamenti “mettono a rischio il rispetto della privacy del paziente, compromettendo l’immagine degli stessi sanitari”. Incidendo sulla fiducia tra pazienti e sistema sanitario. Insomma, il ministero sollecita a una riflessione in materia e sottolinea l’importanza di “contrastare siffatti avvenimenti”, chiedendo ai destinatari della comunicazione di “farsi paerte attiva attraverso l’invio di specifiche raccomandazioni agli Ordini e Collegi professionali nelle quali si evidenzi la problematica sopra esposta e si sottolinei la necessità del rispetto dell’etica professionale”.
Un invito prontamente raccolto da Roberta Chersevani, presidente della Fnomceo, nella comunicazione n. 37 inviata ai presidenti degli Ordini provinciali e delle Commissioni per gli iscritti all’Albo degli odontoiatri. “Per un medico che ha prestato giuramento professionale, appare inaudito realizzare simili comportamenti che violano in modo gravissimo le regole della deontologia professionale”, scrive Chersevani nella missiva, ricordando il passo del giuramento che obbliga il medico ad attenersi a principi morali di umanità e solidarietà, nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona. “Nel ribadire che i comportamenti segnalati violano l’essenza stessa del Codice deontologico“, la presidente ricorda in particolare i passi che devono guidare il comportamento del ‘camice bianco’, che “in nessun caso abusa del proprio status professionale”, e “deve mantenere il segreto su tutto ciò di cui è a conoscenza in ragione della propria attività professionale”.
Non solo. “Il medico – ricorda la comunicazione – può trattare i dati sensibili idonei a rivelare lo stato di salute della persona solo con il consenso informato della stessa o del suo rappresentante legale”. Richiamando inoltre al rispetto della normativa della legge sulla tutela dei dati personali, nella sua conclusione Chersevani si dice certa che “i comportamenti segnalati riguardino una minima parte dei tanti medici positivamente operanti negli ospedali e nelle strutture sanitarie”. Ma invita “comunque a portare a conoscenza degli iscritti questa comunicazione e a vigilare su eventuali violazioni della deontologia professionale, affinché non si ripetano in futuro comportamenti come quelli segnalati dal Ministero”.